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I paesaggi americani di Hopper alla Fondation Beyeler

Fino al 17 maggio 2020, un’ampia mostra presenta iconici paesaggi a olio e una selezione di acquerelli e disegni. È la prima volta che opere di Hopper vengono esposte nella Svizzera tedesca BASILEA - Non solo scene di vita urbana tra le opere di Edward Hopper (1882–1967),  ritenuto uno dei maggiori artisti del Novecento, ma anche sorprendenti pitture paesaggistiche, ancora non sufficientemente indagate, sulle quali si concentra invece la mostra ospitata fino a maggio 2020 alla Fondation Beyeler.  Newyokese di nascita, Hopper, dopo essersi formato come illustratore, seguì fino al 1906 corsi di pittura presso la New York School of Art, coltivando un particolare interesse, oltre che per la letteratura  tedesca, francese e russa, anche per pittori come Diego Velázquez, Francisco de Goya, Gustave Courbet ed Édouard Manet, suoi autorevoli referenti.  Riuscì così a sviluppare una cifra stilistica assolutamente personale, dando vita a un’estetica che avrebbe fortemente influenzato, non solo la pittura, ma anche la cultura popolare, la fotografia e il cinema. Nella storia dell’arte il termine “paesaggio” indica una rappresentazione della natura in antitesi a una ”natura” in perenne mutamento che non può essere fissata in immagine. Il paesaggio rivela sempre l’azione dell’uomo sulla natura, cosa che i quadri di Hopper palesano in maniera sottile e diversificata. Hopper ha così inaugurato un approccio decisamente moderno a un genere artistico consolidato dalla tradizione. Svincolati dalle norme accademiche, i paesaggi hopperiani suggeriscono spazi senza limiti, idealmente sconfinati, che paiono sempre mostrare una frazione minima di un tutto immenso. I paesaggi americani di Hopper sono composizioni di limpida geometria. Elementi salienti sono le case che simboleggiano l’insediamento antropico. Le linee ferroviarie strutturano i dipinti in senso orizzontale e rappresentano l’aspirazione dell’uomo a misurarsi con la vastità degli spazi. L’estensione del cielo come pure una particolare qualità atmosferica della luce – mezzogiorni abbacinanti o soffusi tramonti – lasciano percepire anche in un paesaggio statico la grandezza della natura in costante movimento.  Come tutte le sue opere, anche quelle dedicate ai paesaggi sono intrise di malinconia e solitudine. Hopper ha dato, infatti, un sostanziale contributo a formare l’idea di un’America malinconica, segnata anche dai lati oscuri oscuri del progresso – un enorme spazio senza confini, divenuto incredibilmente popolare soprattutto nella sua versione cinematografica, da Intrigo internazionale (1959) di Alfred Hitchcock a Paris, Texas (1984) di Wim Wenders fino a Balla coi lupi (1990) di Kevin Costner. La mostra, che nasce con cessione in prestito permanente alla Collezione Beyeler di Cape Ann Granite, di un paesaggio di Edward Hopper del 1928, presenta un nucleo di 65 opere eseguite a partire dal 1909 fino al 1965. Per coronare la rassegna con un momento speciale, il regista Wim Wenders ha realizzato un cortometraggio in 3D dal titolo “Two or Three Things I Know about Edward Hopper” che viene proiettato in una sala apposita. Il film vuole essere un omaggio personale di Wenders a Edward Hopper, figura che ha lasciato nel regista una traccia durevole influenzandone l’opera filmica. L’esposizione è stata realizzata dalla Fondation Beyeler  in collaborazione  con il Whitney Museum of American Art, New York, che accoglie nel suo fondo la più grande collezione di Hopper esistente al mondo. Vademecum Silke Kellner-MergenthalerHead of PR & Media RelationsTel. + 41 (0)61 645 97 21, Fondation Beyeler, Beyeler Museum AG, Baselstrasse 77, CH-4125 RiehenOrari di apertura Fondation Beyeler: tutti i giorni 10.00–18.00, mercoledì fino alle 20.00www.fondationbeyeler.ch   ...

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